Combatti! (Italian Edition) by Sara Cardin

Combatti! (Italian Edition) by Sara Cardin

autore:Sara Cardin [Cardin, Sara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2019-11-03T16:00:00+00:00


Il sogno

La ricerca della giusta dose di aggressività è sempre stata un’altra delle mie problematiche. Potrebbe sembrare un paradosso per un’atleta impegnata fin da quando aveva sette anni in un’arte marziale. Il karate però, nella disciplina del kumite (combattimento), prevede un «dinamismo aggressivo» che «deve essere simbolizzato tramite attacchi e difese perfettamente controllati», come si legge nel regolamento federale. E io ero perfettamente controllata, talmente controllata che a volte non lasciavo fluire spontaneamente le mie tecniche nel combattimento e rimanevo incastrata nel mio schema, quasi come se uscendo da quel controllo potessi diventare cattiva, e quella cattiveria io non la volevo mai sentire. Invece, nel corso degli anni, il karate mi ha insegnato che per vincere bisogna fidarsi di sé stessi e del proprio istinto, non si può combattere solo con il cervello e con il cuore ma anche di pancia. Mi ha insegnato che l’aggressività non è violenza e che sentirsi liberi non è pericoloso.

La mia storia non è mai stata legata tanto all’aspetto tradizionale del karate, ma solo ed esclusivamente a quello sportivo. Fin dai primi allenamenti al centro federale mi sono sentita dire che praticavo un «karate muto» perché non riuscivo a esplodere le tecniche dando loro una sonorità che, a volte, potrebbe anche aiutare a intimidire l’avversaria sul tatami.

I miei sforzi nel gestire l’aggressività non riguardano però soltanto il karate quanto il rapporto con me stessa e la mia fisicità. I problemi con l’alimentazione non hanno fatto altro che incidere su questa difficoltà. Arrivare a vomitare ciò che mangiavo non mi aiutava solo a tenere sotto controllo la categoria di peso. Io volevo punirmi e ci riuscivo facendomi del male.

Questa aggressività si manifestava spesso anche attraverso i sogni. Avevo compagne di squadra che non volevano dormire in camera con me perché si spaventavano. Dicevano che urlavo come se qualcuno mi stesse tagliando una gamba o ridacchiavo da sola, mettendomi seduta sul letto magari con i capelli davanti al viso tipo The Ring. L’unica che sapeva come gestirmi era Greta, la più forte atleta italiana dei pesi massimi di sempre. Io non l’avevo messa in guardia. Una delle prime notti che abbiamo trascorso nella stessa camera, ho improvvisamente acceso la lampada poggiata sul comodino e mi sono messa a sedere sul letto, gettando di lato lenzuola e coperta.

«No, sono stanca, non ho nessuna intenzione di farlo», ho detto in tono perentorio mentre tenevo le braccia incrociate sul petto come a voler difendere il mio rifiuto.

Giusto il tempo di svegliare Greta e mi sono rimessa a dormire come niente fosse accaduto.

La mattina successiva, io non ricordavo nulla. È stata Greta ad affrontare l’argomento.

«Ti ho fatto qualcosa? Sei arrabbiata con me?» mi ha chiesto.

«No. Perché dovrei avercela con te?» le ho risposto stupita.

Greta ha compreso che ero sincera e mi ha raccontato cos’era accaduto la notte precedente. Mi sono messa a ridere e le ho confidato che mi capita spesso di sognare e parlare nel corso della notte.

A volte si tratta di sogni belli, eterei, altre volte sono terribili e non sempre la mattina successiva riesco a ricordarli.



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